Mentre i ministri della Pesca dell’UE si riunivano per decidere la ripartizione delle quote di pesca in Atlantico e nel
Mare del Nord, pescatori artigianali e attivisti di
Greenpeace hanno aperto uno striscione in 3D raffigurante un mare in salute che emerge da sotto il suolo stradale di fronte all’edificio del Consiglio, a Bruxelles, chiedendo all’Europa
di fermare la pesca industriale distruttiva.
I negoziati per le quote (che una relazione tecnica richiesta dalla Commissione definisce un “mercato delle vacche”) si dovrebbero concludere il 19 dicembre. Ai delegati, ambientalisti e pescatori
hanno distribuito barchette di carta con un messaggio chiaro: ridurre la pesca è necessario, cominciare da quella “industriale” e distruttiva, tutelando la piccola pesca, è ovvio!
I rappresentanti della piccola pesca europea e Greenpeace chiedono insieme ai ministri della pesca riuniti a Bruxelles di difendere le risorse del mare e di favorire la piccola pesca artigianale invece dei superpescherecci.
La piccola pesca, quella praticata con barche di 12 metri o meno,
rappresenta circa l’80% della pesca in Europa, ma è destinataria solo di una piccola parte delle quote di pesca.
Anche in Italia la piccola pesca è una componente rilevante del sistema nazionale, bistrattata a dispetto della retorica che la definisce “sostenibile”. Nell’ultimo decennio sono stati spesi centinaia di milioni di euro per “gestire” la
pesca meccanizzata ma non si è ancora fatto molto per difendere un comparto che potrebbe essere l’unica soluzione al dramma occupazionale della pesca italiana, che sconta enormi problemi di eccesso di pesca e calo delle risorse ittiche.
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