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Legambiente: biodiversità a rischio

Pubblicato il: 22/05/2013
Autore: Redazione GreenCity
Negli ultimi 50 anni, il 60% degli ecosistemi terrestri è andato distrutto. Legambiente: “È necessario aumentare la percentuale di superficie delle aree protette e investire per conservare il grande patrimonio naturale rilanciando così anche l’economia del Paese”.
È uno dei più importanti hot spot di biodiversità in Europa, ma il suo ricco patrimonio naturale è a rischio. A detenere questo primato europeo è l’Italia, che ospita circa 67.500 specie di piante e animali, circa il 43% di quelle descritte in Europa e il 4% di quelle del Pianeta. Al Belpaese spetta però anche il record delle specie a rischio: nell’Unione Europea il maggior numero di animali e piante minacciati, circa il 35%, si trova proprio nell’area del Mediterraneo, in particolare in Italia. Ma anche nel resto del mondo la situazione non è delle migliori: la perdita di biodiversità del pianeta avanza con tassi che incidono da 100 a 1000 volte più del normale. Negli ultimi 50 anni, si è degradato il 60% degli ecosistemi terrestri con pesanti ripercussioni socio economiche.
È quanto emerge dal Rapporto Biodiversità a Rischio di Legambiente, che traccia un quadro aggiornato sulla situazione della biodiversità in Italia e nel mondo e raccoglie due interessanti approfondimenti sulle zone umide e la biodiversità in Abruzzo. Il dossier, i cui dati sono anticipati in vista della Giornata Mondiale della Biodiversità in programma domani 22 maggio, vuole riportare in primo piano il tema della biodiversità, capitale naturale del pianeta, risorsa fondamentale per lo sviluppo e la ricchezza economica.
“Frenare la perdita di biodiversità - spiega Antonio Nicoletti, responsabile Aree Protette di Legambiente - è una delle sfide più grandi da affrontare attraverso l’adozione di misure concrete, che seguano le tante buone intenzioni proposte fino ad ora e che invece non hanno trovato un’effettiva attuazione. Il deludente risultato della Conferenza delle Nazioni Unite Rio+20, che ha portato alla sottoscrizione di un debole documento privo di impegni concreti e copertura finanziaria, accelera ancora di più la necessità di attuare interventi concreti per rilanciare l’economia, mitigare gli effetti del cambiamento climatico e fermare la perdita di biodiversità, importante capitale naturale su cui fondare il nostro sviluppo economico e benessere sociale. In questo percorso di rilancio, tutela e conservazione della biodiversità, le aree protette hanno un ruolo chiave nella conservazione e valorizzazione della natura, ma a loro spetta anche il compito di diventare un organismo moderno di gestione integrata e sostenibile del territorio cercando di far crescere, entro il 2020, la percentuale della loro superficie a livello mondiale (il 17% delle aree terrestri e il 10% di quelle marine) come stabilito dall’Onu”.
Dal rapporto emergono bellezze naturali e criticità dell’Italia, un Paese dove sono presenti un’enorme varietà di ambienti naturali con ben 130 gli habitat individuati dalla Direttiva europea Habitat 92/43. La fauna italiana rappresenta più di un terzo dell’intera fauna europea con 57.468 specie e sono state censite 6.711 piante vascolari. Abbiamo, inoltre una delle più ricche flore europee di muschi e licheni. Questo ricco patrimonio è però sotto scacco: secondo i dati della Lista Rossa Nazionale delle specie minacciate, elaborata dal Comitato Italiano dell’IUCN, delle 672 specie di vertebrati valutate (576 terrestri e 96 marine), 6 sono estinte nella regione in tempi recenti. Le specie minacciate di estinzione sono 161 in totale (138 terrestri e 23 marine), pari al 28% delle specie valutate. Il 50% circa delle specie di vertebrati italiani non è invece a rischio di estinzione imminente. Complessivamente però le popolazioni dei vertebrati Italiani, soprattutto in ambiente marino, sono in declino.
Per quanto riguarda i dati emersi dalla Lista Rossa parziale della flora d’Italia, invece, emerge che due specie endemiche sono completamente estinte a livello globale, mente altre sopravvivono solo ex situ nelle collezioni di giardini botanici. Questi dati evidenziano dunque la necessità di intensificare nei prossimi anni l’impegno dell’Italia per garantire che la biodiversità e i molti servizi che essa offre siano meglio integrati in tutte le altre politiche a livello nazionale e internazionale, in modo che la biodiversità diventi il fondamento su cui poggia il nostro sviluppo economico e il nostro benessere sociale.
I cambiamenti climatici, l’introduzione di specie aliene, il sovra sfruttamento e l’uso non sostenibile delle risorse naturali, le fonti inquinanti e la perdita degli habitat sono le principale cause di perdita di biodiversità. I soggetti più esposti agli effetti negativi della perdita di biodiversità sono le popolazioni che dipendono direttamente dai beni e dai servizi offerti degli ecosistemi. Ad esempio, la deforestazione mette a rischio un miliardo e mezzo di persone che vivono grazie ai prodotti e ai servizi delle foreste, le quali proteggono anche l’80% della biodiversità terrestre. La pressione intorno alle risorse idriche, inoltre, cresce sia in termini di quantità sia di qualità in molte zone del mondo. E il sovra sfruttamento eccessivo della pesca ha conseguenze economiche disastrose per l’intero settore.
Senza contare che la perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi comportano anche dei costi economici, di cui fino a poco tempo fa non si teneva praticamente conto. La perdita annua di servizi ecosistemici viene stimata a circa 50 miliardi di euro; ed entro il 2050 si stima che le perdite cumulative, in termini di benessere, potrebbero essere equivalenti al 7% del PIL.

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Categorie: Ambiente

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