Questa mattina attivisti di
Greenpeace sono entrati in azione a Roma davanti alla sede di rappresentanza del ministero della Salute per chiedere al Ministro
Lorenzin di firmare finalmente il decreto - pronto da tempo - per bloccare gli
OGM a tutela della biodiversità e dell'agricoltura italiana.
"Chi è il ministro più OGM del reame?" e "L'Italia non vuole OGM" sono i messaggi sugli striscioni aperti davanti al Ministero.
Il 15 giugno in Friuli è stato seminato
mais OGM, il MON810 della Monsanto, e l'operazione rischia di essere ripetuta in altre Regioni. Nonostante dichiarazioni e proclami, ancora nessuno dei Ministri competenti ha adottato misure idonee a bloccare la contaminazione in corso e a vietare definitivamente la coltivazione di OGM in Italia.
Sia il Senato che la Camera hanno firmato mozioni unitarie per impegnare il Governo
a vietare la coltivazione di OGM. I Ministri De Girolamo, Orlando e Lorenzin sono le autorità in grado di procedere in materia. In particolare, sulla scrivania del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sosta da settimane il dossier che permettere l'adozione di misure emergenziali per fermare queste semine.
"Il ministro Lorenzin vuole essere davvero la più OGM del reame? Sono già otto i Paesi europei (Austria, Francia, Germania, Lussemburgo, Ungheria, Grecia, Bulgaria, Polonia) che hanno adottato il divieto alla coltivazione del mais MON810 della Monsanto. L'Italia, col suo patrimonio di biodiversità e tipicità non può più aspettare". - afferma
Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace.
Al termine dell’iniziativa organizzata oggi da Greenpeace di fronte al Ministero della Salute però né il ministro Lorenzin né alcun rappresentante dello
staff tecnico del Ministero della Salute si è assunto la responsabilità di incontrare la delegazione di Greenpeace. L’unica apertura proposta, un possibile futuro incontro con la Direzione generale per l'igiene e la sicurezza degli alimenti e la nutrizione.
"Gli OGM e il tipo di agricoltura di stampo industriale che rappresentano costituiscono un rischio per ambiente e salute. Un modello che è estraneo al percorso scelto dalla parte migliore dell'agricoltura italiana. Fermarli è un obbligo". - ha concluso Ferrario.
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