Il tribunale di San Pietroburgo ha prorogato di tre mesi, su richiesta del Comitato investigativo russo, la detenzione preventiva per
Colin Russell, uno degli Arctic30, gli attivisti di Greenpeace detenuti già da due mesi in Russia a seguito di una protesta pacifica contro le trivellazioni nell’Artico.
Oggi il tribunale esaminerà le richieste riguardanti altri 4 attivisti e i due giornalisti freelance che erano a bordo dell’
Arctic Sunrise. Domani, alle 14,30 (ora di Mosca) sarà il turno, invece, dell’italiano
Cristian D’Alessandro.
Prima che gli fosse comunicata la sentenza, Colin ha dichiarato al giudice: “Non ho fatto nulla di male e non capisco le ragioni della detenzione. Sono stato in carcere duro per due mesi per nulla”.
Appresa la notizia, il direttore esecutivo di Greenpeace International,
Kumi Naidoo, ha commentato: “Le autorità affermano di aver bisogno di altri tre mesi per investigare su un reato immaginario sul quale non hanno giurisdizione. Dicono che devono tenere in carcere queste donne e uomini coraggiosi fino a febbraio per provare un crimine che non hanno commesso. Questo caso ormai è un circo. I nostri amici ora potrebbero rimanere in carcere per mesi solo perché hanno agito per la difesa dell’Artico. Perseguiremo ogni via legale e batteremo ogni strada percorribile finché ognuno di loro non tornerà a casa con la sua famiglia. Ci auguriamo che venerdì il Tribunale marittimo internazionale ordini la loro scarcerazione”.
Gli avvocati di
Greenpeace ricorreranno in appello per chiedere la scarcerazione su cauzione, che - se concessa - potrebbe comunque essere soggetta a limitazioni del diritto di libera circolazione.
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