Legambiente, Marevivo, Ocean2012: Stop pesca illegale
Pubblicato il: 06/12/2013
Autore: Redazione GreenCity
Le associazioni ambientaliste: "Chiediamo al ministro De Girolamo di sostenere pienamente il divieto di tutte le reti derivanti".
Il commissario europeo per gli Affari marittimi e per la pesca, Maria Damanaki, ha annunciato che intende risolvere in maniera definitiva il contenzioso con l’Italia riguardo la decennale violazione del divieto europeo sulle reti derivanti, spadare e ferrettare, diffusamente impiegate in maniera illegale da centinaia di pescherecci italiani e che rischia di costare al nostro paese una sanzione di 120 milioni di euro. La questione sarà affrontata questo pomeriggio a Roma nell’ambito di un incontro tra il commissario Damanaki e il ministro De Girolamo. “Accogliamo con favore l’intervento del commissario Damanaki e chiediamo al ministro De Girolamo di sostenere pienamente il divieto di tutte le reti derivanti con la sola eccezione di quelle denominate menaidi o menaica impiegate da circa una trentina di piccoli pescherecci in Sicilia e Campania” – hanno dichiarato le associazione ambientaliste Legambiente, Marevivo e Ocean2012."Il recupero della legalità nel settore della pesca non può prescindere dalla risoluzione di un problema, quello dell’uso illegale delle reti derivanti, ignorato se non tollerato per oltre 10 anni dal governo italiano e purtroppo molto spesso anche dalle autorità di controllo. Porti come quello di Bagnara, Porticello, Ponzo, Santa Maria la Scala e Lipari ospitano un numero considerevole degli oltre 350 pescherecci che sono stati identificati per l’uso illegale delle reti derivanti. Molti di questi hanno persino usufruito di oltre 14 milioni di euro di contributi messi a disposizione dall’Unione europea per promuovere la pesca sostenibile" affermano in una nota le associazioni ambientaliste. “Spetta ora al governo dimostrare che intende adottare tutte le misure necessarie per combattere la pesca pirata, mettendo in atto le misure necessarie affinché le reti derivanti vengano distrutte e non vendute in paesi terzi, e si impedisca a chi viola gravemente le misure di conservazione della Politica Comune Europea di continuare a ricevere aiuti pubblici” hanno aggiunto le associazioni.
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