"Ancora una volta si fa un regalo alla lobby del petrolio mettendo in campo l’ennesimo e insensato attacco al mare italiano". Questo il commento di
Legambiente sul parere favorevole rilasciato dalla commissione VIA sul progetto della piattaforma petrolifera ad Ombrina Mare in Abruzzo.
"Dagli studi presentati, si evince, infatti, l’assurdità del progetto: greggio di pessima qualità e di quantità trascurabili, sufficiente a coprire a fatica lo 0,2% del consumo annuale nazionale; gas in quantità insignificante e sufficiente a coprire appena lo 0,001% del consumo annuale nazionale, con una ricaduta locale (in termini di royalties) equivalente all’importo di mezza tazzina di caffè all’anno per ogni abruzzese.
A guadagnare dall’operazione Ombrina Mare saranno pochi petrolieri, a discapito del territorio e delle comunità locali, sicuramente non il Paese. La piattaforma, nel progetto presentato dalla Medoilgas Italia, oggi Rockhopper, sorgerà a sole 3 miglia dalla costa teatina. Un impianto di estrazione con annesso centro di trattamento galleggiante a poca distanza dal confine di un’area protetta, il parco nazionale della costa teatina, di cui si attende l’istituzione" ad affermarlo è l'associazione ambientalista in una nota.
“Sulle criticità del progetto e del suo iter autorizzativo siamo già intervenuti più volte negli ultimi anni - dichiara
Giuseppe Di Marco, presidente di Legambiente Abruzzo - in maniera puntuale evidenziando le carenze e il non senso di avviare un’attività estrattiva di questo tipo. Mancano inoltre all’appello anche ulteriori valutazioni, partendo proprio dagli effetti che tale attività avrà sul mare e sulle aree protette già oggi presenti sulla costa, tra cui aree SIC, che richiedono la VINCA, la valutazione di incidenza ambientale, e scelte diverse per la loro tutela”.
"Eppure le indicazioni della direttiva 2013/30/UE sul rafforzamento delle condizioni di sicurezza ambientale delle operazioni in mare nel settore degli idrocarburi sono chiare e richiedono: un’accurata relazione sui grandi rischi e su eventuali incidenti che possono verificarsi, verifica delle garanzie economiche da parte della società richiedente, per coprire i costi di un eventuale incidente durante le attività, e applicazione di tutte le misure necessarie per individuare i responsabili del risarcimento in caso di gravi conseguenze ambientali fin dal rilascio dell’autorizzazione. Un ultimo punto importante è quello della partecipazione del pubblico, a cui la direttiva dedica un articolo, indicando come nel processo di autorizzazione venga tenuto in debito conto il parere dei cittadini, amministrazioni e enti dei territori interessati dalle richieste" prosegue la nota.
“Tutti questi passaggi ad oggi non sembra siano stati considerati dal Governo nell’iter autorizzativo di Ombrina mare - dichiara
Giorgio Zampetti, responsabile scientifico di Legambiente. Eppure i rischi derivanti dalla nuova piattaforma petrolifera potrebbero essere immensi, senza considerare il trattamento del greggio estratto a bordo della nave appoggio e il suo trasporto fino a riva. Eventuali incidenti o imprevisti danneggerebbero in maniera irreversibile il delicato ecosistema marino- costiero, il turismo e la pesca. Di certo il gioco non vale la candela”.
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