Si è concluso con una sentenza di assoluzione il processo
contro 23 attivisti di Greenpeace che nel 2010 erano intervenuti per impedire la contaminazione causata da coltivazioni illegali di mais
OGM in Friuli Venezia Giulia.
Tutto era cominciato nella primavera del 2010, quando si diffonde la notizia di campi seminati illegalmente con mais geneticamente modificato (
MON810 della Monsanto) in Friuli Venezia Giulia. Di fronte al pericolo di contaminazione da OGM e vista la lunga inazione delle autorità locali e nazionali, Greenpeace aveva prelevato e analizzato alcuni campioni di mais, scoperto l’esatta posizione dei campi e successivamente isolato e messo in sicurezza la parte superiore delle piante che stavano già disperdendo il polline delle colture geneticamente modificate.
Nel gennaio del 2012 il giudice per le indagini preliminari del
Tribunale di Pordenone aveva emesso un decreto penale di condanna nei confronti di 23 attivisti per oltre
86 mila euro. A tale decreto Greenpeace si è opposta ed è così iniziato il processo che ora è giunto a conclusione.
«La piena assoluzione con cui è finito il processo riconosce la legittimità del nostro intervento per impedire la contaminazione causata dalle coltivazioni illegali di mais OGM», dichiara
Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura Sostenibile di Greenpeace Italia. «Questa sentenza è un’ulteriore sconfitta del fallimentare modello di agricoltura industriale di cui gli OGM sono un emblema, e un’ulteriore spinta a investire seriamente in pratiche agricole sostenibili».
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