Sono di ogni forma, genere, dimensione e colore, frutto della cattiva gestione a monte dei Comuni e dell’abbandono consapevole. I rifiuti continuano a invadere le spiagge e i mari italiani e non risparmiano aree di pregio come quelle dell’
Arcipelago Toscano e del Santuario Internazionale per i Mammiferi Marini. Con una presenza preoccupante, come dimostrano i dati elaborati da
Legambiente nell’ambito del progetto
Vele Spiegate, realizzato durante l’estate insieme all’associazione
Diversamente marinai con la partecipazione di oltre duecento volontari, che ha consentito di raccogliere oltre 700 chili di spazzatura durante la pulizia di 40 spiagge.
Da luglio ad agosto – durante questa innovativa esperienza di
citizen science (il contributo dei cittadini ai monitoraggi scientifici sui problemi ambientali) – sono state monitorate 22 spiagge dell’
Arcipelago Toscano, registrando
una media di 258 rifiuti ogni 25 metri di spiaggia: in pratica quattro rifiuti per ogni passo sulla sabbia e la ghiaia. A farla da padrona è come sempre la plastica, con una presenza pari al 72% e non va meglio a mare dove la plastica è addirittura pari al 96%. I rifiuti più trovati dai volontari sono frammenti di plastica e polistirolo (da soli rappresentano il 35% del totale della macrocategoria “plastica”).
Ci sono poi i frammenti di paraffina che rappresentano
un rifiuto su dieci, riconducibili allo sversamento che alla fine dello scorso mese di giugno ha interessato l’Arcipelago Toscano e le coste toscane e liguri
con la dispersione in mare e il conseguente spiaggiamento di grumi di materiale schiumoso. Il 47% dei rifiuti spiaggiati è costituito da packaging di plastica usa e getta.
“Vele Spiegate – spiega
Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente -, oltre a rappresentare la più grande campagna di pulizia delle spiagge mai effettuata da volontari nell’Arcipelago toscano, è un’ulteriore e significativa esperienza di citizen science praticata da anni da Legambiente su tutto il territorio nazionale e considerata da più fonti istituzionali internazionali come una delle esperienze più avanzate al mondo, come è emerso anche nella Conferenza Onu sugli oceani a New York a cui abbiamo partecipato lo scorso giugno. Ridurre nei prossimi anni il problema dei rifiuti in mare non è una sfida impossibile, ma va affrontata con determinazione, anche perché il marine litter sta assumendo proporzioni sempre più allarmanti. Servono politiche integrate tra i vari Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. L’Italia ha fatto da apripista in Europa per la messa al bando dei sacchetti di plastica, ora però al Senato chiediamo di approvare definitivamente il disegno di legge che vieta l’uso delle microplastiche nei prodotti cosmetici”.
Il maggior numero di rifiuti è stato censito
sulle spiagge di Peschiere Romane del Marzocco a Pianosa (Campo nell’Elba) e Terranera di Porto Azzurro, sull’Isola d’Elba (943 e 890 rifiuti registrati rispettivamente). Sulla spiaggia di Pianosa l’83% dei rifiuti è rappresentato da due sole tipologie di oggetti: bottiglie (intere o pezzi) di vetro e paraffina. Sulla spiaggia Terranera invece le tipologie maggiormente numerose (rappresentano insieme il 58% di tutti i rifiuti rinvenuti) sono i frammenti di polistirolo, quelli di plastica e i bastoncini per la pulizia delle orecchie.Su queste due spiagge il numero di rifiuti trovato è più del doppio rispetto alle altre.
Ma il settore con la presenza maggiore di rifiuti è quello che racchiude
le spiagge sul lato est dell’Isola d’Elba, quello che guarda la costa toscana. La media dei rifiuti rinvenuti sulle spiagge in questa parte dell’isola è di 425 ogni 25 metri, quasi il doppio della media calcolata su tutte le 22 spiagge monitorate.
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