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Federauto, Artusi: "Il flop dell'auto elettrica provoca troppa pressione sui Dealer"

Pubblicato il: 11/10/2024
Autore: Redazione GreenCity
Il presidente di Federauto: "I dati sulle immatricolazioni distorcono la realtà effettiva del mercato: più del 50% delle auto a batteria (EV) sono immatricolate, obtorto collo, dai concessionari con ingenti oneri finanziari di stock e di obsolescenza causata dal prolungato stop dell’invenduto".

«I concessionari di autoveicoli sono sottoposti ad una pressione eccessiva la cui origine è il Green Deal Automotive che, con tutti i limiti di una “decarbonizzazione” misurata al tubo di scarico (TTW), vincola i costruttori a produrre veicoli poco graditi dal nostro mercato». Lo ha affermato Massimo Artusi, presidente di Federauto, intervenendo alla Conferenza di Sistema Confcommercio 2024.

«La normativa europea in materia di Green Deal Automotive», ha continuato Artusi, «prevedendo pesantissime multe per i Costruttori fuori target nelle emissioni di CO2, induce i car-maker a forzare la fabbricazione di autoveicoli elettrici che il mercato non assorbe. Se tali norme non saranno modificate entro il 2025 – come chiedono alcuni Paesi membri a cominciare dall'Italia – inevitabilmente i Costruttori finiranno per trasferire l’onere di smaltire prodotti difficili da commercializzare sui Concessionari i quali, pur avendo oggi un buon equilibrio finanziario, potrebbero non essere più in grado di svolgere la naturale funzione di mercato. In questo senso si indirizza l’appello rivolto dalle Associazioni europee dei concessionari Stellantis al Presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen».

«I dati sulle immatricolazioni, peraltro», ha aggiunto il presidente di Federauto, «distorcono la realtà effettiva del mercato: più del 50% delle auto a batteria (EV) sono immatricolate, obtorto collo, dai concessionari con ingenti oneri finanziari di stock e di obsolescenza causata dal prolungato stop dell’invenduto, problemi a cui si aggiunge l’inquietante notizia dell'assegnazione d’ufficio ad alcuni Dealer – con successiva fatturazione – di veicoli non ordinati e non abbinati ad un cliente finale».

«È prevedibile», ha continuato Artusi, «che i produttori, per non incorrere nelle pesanti sanzioni previste dal 2025, finiranno per ridurre la produzione di vetture con motore a combustione (ICE), contingentando la vendita dei modelli che, di fatto, continuano ad essere i più richiesti dal mercato e provocando un inevitabile calo dei volumi di attività delle concessionarie, mettendole potenzialmente in crisi, con un prevedibile e indesiderato effetto di ulteriore obsolescenza del parco ed il rischio di gravissime ripercussioni sulla sicurezza stradale e sull’inquinamento».

«A questo quadro, già di per sé preoccupante», ha osservato il presidente di Federauto, «si aggiungono alcune iniziative già avviate e alcune finora solo annunciate che – valicando il Regolamento europeo sulla concorrenza – mirano a disintermediare il modello di vendita tramite il contratto di concessione in favore di quello di Agenzia, lasciando a carico dell’agente gran parte degli oneri e degli impegni propri della figura del concessionario, ma privando quest’ultimo dell'autonomia imprenditoriale il cui cuore è il rapporto con il cliente che rappresenta l’autentico valore di avviamento per una concessionaria».

«Federauto, che ha interesse a salvaguardare l’efficienza e l’economicità delle catene distributive di filiera», ha concluso Artusi, «farà il necessario per evitare che tutte le pressioni generate da un quadro normativo astratto si scarichino sul capo dei concessionari, sugli automobilisti, sull’economia nazionale (con l’interruzione di produzioni o la chiusura di interi siti) e sul bilancio dello Stato che, da un minor numero di vendite di autoveicoli, subirebbe un forte calo del gettito non solo dovuto alla riduzione delle entrate provenienti dalla tassazione diretta e indiretta sulle immatricolazioni di auto nuove, ma anche per la difficoltà di rintracciare i margini tassabili delle aziende multinazionali in favore di paesi, anche europei, con fiscalità più favorevole».



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