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Greenpeace: Pfas nell'acqua potabile, cittadini veneti a rischio

Pubblicato il: 09/05/2017
Autore: Redazione GreenCity
Greenpeace: "Per oltre 130 mila veneti acqua potabile considerata pericolosa per la salute negli Usa".
Dall’analisi dei dati ufficiali ottenuti da alcune ULSS della Regione Veneto, Greenpeace ha rilevato che oltre 130 mila cittadini veneti sono stati esposti ad acqua potabile che negli Stati Uniti non è considerata sicura per la salute umana a causa della presenza di PFAS (sostanze perfluoroalchiliche). Il numero sale a circa 200 mila abitanti se questi valori vengono confrontati con i livelli di sicurezza svedesi. Acqua potabile che supera le soglie stabilite da questi Paesi è arrivata, infatti, nelle case di tanti veneti almeno una volta nel corso del 2016.
“Chiediamo alla Regione Veneto di dimostrarci con prove scientifiche la maggiore tolleranza ai PFAS da parte dei veneti rispetto ai cittadini americani e svedesi, per giustificare l’adozione di livelli di sicurezza di PFAS così elevati nelle acque potabili” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.
Greenpeace, dopo aver presentato nei mesi scorsi un’istanza pubblica di accesso agli atti alla Regione Veneto, pubblica oggi un grafico interattivo, con una sintesi dei dati ufficiali del 2016 ottenuti nei mesi scorsi da cinque ULSS - 6 Euganea (ex ULSS 17), 8 Berica (ex ULSS 5 e 6) e 9 Scaligera (ex ULSS 20 e 21) - e relativi ad oltre 90 comuni veneti. Per ogni comune viene riportata la concentrazione minima, media e massima di PFAS nell’acqua potabile oltre a un confronto con i livelli consentiti in Svezia e Stati Uniti. Proprio negli Stati Uniti una concentrazione superiore a 70 nanogrammi per litro di due PFAS, il PFOA (acido Perfluoroottanoico) e il PFOS (Perfluorottansulfonato), non è considerata sicura per la salute umana e nei casi in cui si superi questo valore viene sospesa l’erogazione di acqua potabile.
In Svezia una concentrazione di PFAS nell’acqua potabile fino a 90 nanogrammi per litro, riferita alla somma di ben undici composti, è considerata sicura per la salute. In Veneto invece solo per il PFOA, un composto classificato come potenzialmente cancerogeno per l’uomo dall’agenzia delle Nazioni Unite per la ricerca sul cancro (IARC), sono consentiti livelli fino a 500 nanogrammi per litro nell’acqua potabile.
Per garantire la tutela della salute e della sicurezza dei cittadini, nelle scorse settimane Greenpeace ha lanciato una petizione per chiedere alla Regione Veneto di abbassare i livelli consentiti di PFAS nell’acqua potabile allineandoli con i valori più restrittivi adottati in altre nazioni.
I dati che Greenpeace rende noti oggi sono pubblicati in forma aggregata nel bollettino “Acqua potabile in Veneto” disponibile sul sito istituzionale della Regione Veneto e suddivisi per comune sui siti ufficiali di alcune ULSS del veronese.
“Di fatto oggi, almeno per i dati più recenti pubblicati sul sito della Regione, è quasi sempre impossibile risalire alla presenza di PFAS nell’acqua potabile del proprio comune. Con la pubblicazione odierna vogliamo garantire a tutti i veneti che vivono in aree contaminate da PFAS il diritto di sapere il grado di contaminazione dell’acqua potabile. In una situazione di inquinamento così grave la Regione dovrebbe assicurare un facile accesso alle informazioni” conclude Ungherese.

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Categorie: Ambiente

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