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Animali in città, Legambiente: spesa di 218 mln annui, ma urge una strategia nazionale

Pubblicato il: 03/10/2018
Autore: Redazione GreenCity
Legambiente presenta Animali in città 2018 e consegna il premio Città e Aziende sanitarie amiche degli animali. In testa ai premiati i comuni di Prato, Terni e Napoli e le aziende sanitarie locali ASL Napoli 1 Centro, ATS Montagna e ASL di BT.
Anche quest’anno, i dati forniti da Comuni e Asl restituiscono un quadro fortemente disomogeneo e, nel complesso, risultati del tutto inadeguati rispetto all’ingente spesa pubblica di 218 milioni di euro annui, dichiarata per la gestione degli animali nelle nostre città. Su scala nazionale, non basta il lavoro messo in campo dagli enti più virtuosi; urge una strategia nazionale coerente con la spesa. 
E' quanto emerge dal rapporto Animali in città 2018 di Legambientepresentato questa mattina a Napoli, presso l’Auditorium della Regione Campania. Con l’occasione è stato assegnato dall’associazione il premio Città e Aziende sanitarie amiche degli animali, un riconoscimento che arriva dopo sette anni di monitoraggio.In testa ai premiati, i comuni di Prato, Terni e Napoli e tra le aziende sanitarie locali ASL Napoli 1 Centro, ATS Montagna (Agenzia di Tutela della Salute della Montagna – Sondrio) e ASL di BT (Azienda Sanitaria Locale di Barletta-Andria-Trani) per i risultati raggiunti complessivamente rispetto ai diversi servizi offerti per la gestione degli animali, d’affezione e non, nei centri urbani e presi in considerazione dal rapporto annuale Animali in città.
Vediamo allora che cosa emerge da questa settima edizione e quali sono i cambiamenti principali rispetto allo scorso annoInnanzitutto 218 milioni di spesa pubblica, di cui 167 milioni dichiarati dalle amministrazioni comunali e 51 milioni dalle aziende sanitarie locali. Moltissimo rispetto ai risultati raggiunti e se si considera che hanno fornito risposta solo il 9% dei comuni e il 47% delle aziende sanitarie locali. Sono comunque 27 milioni di euro in meno rispetto all’anno precedente, prevalentemente sottratti alla spesa sanitaria, un calo drastico che non aiuta a risolvere difficoltà ad oggi ancora consistenti.
Il 66% delle amministrazioni comunali ha dichiarato di aver attivato l’assessorato e/o l’ufficio dedicato al settore. Il 74% delle aziende sanitarie locali ha risposto di avere almeno il canile sanitario e/o l’ufficio di igiene urbana veterinaria (in 5 casi anche l’ospedale veterinario). In queste strutture le amministrazioni comunali dichiarano di impegnare complessivamente 1.324 persone (in media 1,1 unità a città) e le aziende sanitarie locali 525 persone (media 7,9 unità per azienda). La presenza dell'ufficio diritti degli animali aumenta significativamente, circa un 20% in più in un solo anno, così come raddoppia il numero medio di persone impegnate in questi uffici (da 0,6 a 1,1). Una buona notizia.
L'anagrafe canina, l’unica obbligatoria ad oggi per gli animali in città e strumento fondamentale per conoscere il numero di cani con padrone, fa rapidi progressi, passando dal 2013 al 2017 da una media nazionale di un cane ogni 8,8 cittadini a uno ogni sei. È di competenza delle Aziende sanitarie locali, fatta eccezione per le regioni Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia dove l’obbligo di tenerla ricade sui Comuni. La media nazionale è di un cane registrato ogni 5,6 cittadini. Umbria, Sardegna e Friuli Venezia Giulia risultano le regioni più virtuose in quanto a registrazioni (con un cane ogni 2 o 3 abitanti circa). In fondo alla tabella, P.A. Bolzano (un cane registrato ogni 7,9 abitanti), Puglia (8,4) e Calabria (13,2). Tra le aziende sanitarie, quelle che dichiarano di conoscere il numero complessivo dei cani iscritti all’anagrafe canina nel proprio territorio sono il 91% per una media di un cane ogni 7 cittadini. Il randagismo rappresenta l’elemento principale di sofferenza e conflittualità per gli animali e il costo economico più significativo a carico della collettività.
Il quadro della gestione dei canili - con sterilizzazioni, restituzioni e adozioni - rimane stabile: in media tre cani catturati su quattro ritrovano famiglia, ma le differenze sono enormi da Comune a Comune. Ai capi opposti della classifica, la Asl Lanciano (CH) dichiara una soluzione positiva ogni 3 cani catturati, mentre la Asl Cittadella (PD) e l’ASP di Caltanissetta riporta di aver trovato soluzione quasi ogni 3 cani catturati, mentre, dall’altra parte, l’USSL Veneto Orientale ha trovato soluzione a 3 cani a fronte di un solo cane catturato.
Secondo le risposte fornite dai Comuni, le performance migliori le danno Sala Baganza (PR), Torrice (FR), Lariano (RM) e Marmirolo (MN) che rispetto ad un solo cane portato in canile nel 2016 hanno trovato soluzione tra i 15 e i 10 cani. In negativo, nel ricollocamento dei cani, sono stati Gela (CL) con un solo cane assegnato su 52 portati in canile e Piedimonte Etneo (CT) con 1 cane su 40, come conferma anche l’incrocio dei dati con quelli sull’anagrafe canina regionale. 
I numeri raccontano, inoltre, che dal 2015 al 2016 crescono le colonie feline monitorare dai Comuni - ci sono 1.600 colonie in più - ma il numero complessivo di gatti scende di 16.000 animali e i cittadini coinvolti sono addirittura 32.000 in meno. 


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Categorie: Green Life

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