Davanti ad
una gigantesca bistecca con dentro una siringa di antibiotici Greenpeace ha manifestato ieri a Roma in piazza San Cosimato. Contemporaneamente i volontari dell’associazione ambientalista sono scesi nelle piazze di 25 città italiane con lo slogan “All you can M-Eat”, invitando i passanti a provare il “Menu
PAC-co degli allevamenti intensivi”: una lista di specialità invisibili di cui ci “nutriamo”, dall’insalata di nitrati alla zuppa di liquami.
L’Europa e i Governi stanno discutendo come sarà la nuova PAC (Politica Agricola Comune) dei prossimi sette anni e il 2 aprile a pronunciarsi sarà la Commissione Agricoltura europea.
«Le istituzioni nazionali ed europee non possono più ignorare gli impatti ambientali dei prodotti di origine animale provenienti dagli allevamenti intensivi e alimentare un sistema altamente inquinante a scapito delle piccole aziende che continuano a scomparire», dichiara F
ederica Ferrario, Responsabile Campagna Agricoltura Greenpeace Italia. «Con il “menu creativo” proposto oggi alle persone – continua Ferrario – chiediamo loro di unirsi a noi per chiedere lo stop dei fondi pubblici agli allevamenti intensivi e il sostegno a modelli produttivi sostenibili».
Le grandi
quantità di ammoniaca provenienti dagli allevamenti intensivi e i residui di pesticidi e fertilizzanti chimici legati alla produzione mangimistica, inquinano acqua, terra e aria.
"Anche il ricorso agli
antibiotici, nonostante le tante dichiarazioni contrarie, istituzionali e non, continua ad essere elevato e comporta un rischio per la salute pubblica, come conferma un recente rapporto dell’EFSA (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) sull’aumento della resistenza agli antibiotici in Europa" sottolinea in una nota Greenpeace.
«Come voteranno i parlamentari della Commissione, di cui l’italiano De Castro è Vicepresidente? Europa e Italia si sono impegnati per combattere il cambiamento climatico. Per farlo realmente e proteggere l’ambiente, la salute e lo stesso comparto produttivo devono avviare un processo di transizione verso una produzione sostenibile, rispettosa dell’ambiente, della salute e dei lavoratori», conclude Ferrario.
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