Nissan ha progettato il concept Ariya per dare forma ai tre pilastri della
Nissan Intelligent Mobility: Intelligent Driving, Intelligent Power e Intelligent Integration. La combinazione di tecnologie avanzate per i veicoli elettrici con un nuovo livello di fluida connettività tra uomo e macchina offre un’esperienza di guida totalmente nuova.
Design. Presentato al Tokyo Motor Show 2019, il concept Ariya racchiude la nuova idea del design di Nissan, “futurismo giapponese senza tempo”, che coniuga l’estetica minimalista tipica della tradizione giapponese con l’utilizzo della piattaforma dei veicoli elettrici di Nissan.Il concept è caratterizzato da esterni che richiamano i concetti di “agilità” e “attrattività”, con lo
shield ispirato agli scudi tradizionali usati dai cavalieri in battaglia. Gli interni invece, evocano la fluidità, con un abitacolo spazioso e ricercato, che accoglie i passeggeri con un senso di ampiezza e di apertura e funzioni high-tech, dovute da un display composto da due schermi con un andamento curvilineo che ricorda un’onda.
Tecnologia. Il concept Ariya è dotato della tecnologia
Nissan e-4ORCE, ovvero due motori elettrici, uno per ogni asse, che forniscono una potenza bilanciata alle quattro ruote della vettura per una manovrabilità da vettura sportiva, migliori stabilità e prestazioni.Inoltre, il concept prevede la tecnologia
ProPILOT 2.0, il sistema di assistenza alla guida di Nissan che assiste il guidatore negli spostamenti in autostrada e offre funzioni di guida autonoma sulle strade a singola corsia.
Il nuovo
Virtual Personal Assistant interviene nella ricerca di informazioni e parcheggi per fare in modo che il conducente possa mantenere l’attenzione fissa sulla strada. Durante gli spostamenti, la pianificazione itinerario smart individua e visualizza automaticamente i punti di ricarica lungo il percorso, assicurandosi che il conducente arrivi alla destinazione desiderata.Anche quando parcheggiato, il concept Ariya è in movimento, infatti grazie alla tecnologia
Nissan Energy (Vehicle-to-Home, Vehicle-to-Grid), si collega ai sistemi energetici per ricaricare la batteria del veicolo, alimentare l’abitazione o l’ufficio e persino di restituire energia alla rete elettrica.
Intervista a Giovanny Arroba, Senior Design Director di Nissan Motor
Scopriamo attraverso le parole di
Giovanny Arroba, Senior Design Director di Nissan Motor come è nato il concept Ariya e il processo che gli ha permesso di trasformare i suoi sogni in realtà.
D: Cosa l’ha spinta a intraprendere una carriera nella progettazione in Nissan?
Arroba: Dopo essermi laureato all’ArtCenter College of Design nel 2000, ho avuto la fortuna di scoprire il polo di progettazione Nissan a San Diego. All’epoca, era lo spazio ideale per un designer che ambiva a creare qualcosa di nuovo, senza il peso di una formula preesistente. Così da quel momento ho avuto l’occasione di influenzare e plasmare il linguaggio estetico del brand, cosa che faccio tuttora. Oggi Nissan è parte di me e io sono parte di Nissan. Il potenziale da esplorare è ancora enorme: abbiamo solo iniziato a plasmare il futuro dell’azienda.
D: Qual è stato il suo approccio iniziale nello sviluppo del concept Ariya?
Arroba: Tutto è iniziato dalla visione per il futuro. Volevo unire da un lato la forma e l’esperienza unica offerte da un veicolo elettrico, dall’altro le tecnologie di connettività e guida autonoma rappresentate dalla Nissan Intelligent Mobility. Il fascino esercitato da un’auto in quanto oggetto dinamico da guidare è un elemento essenziale per questo concept.
D: Cos’ha provato quando ha visto la sua ultima creazione debuttare al Tokyo Motor Show?
Arroba: La frase di apertura della conferenza stampa “Benvenuti nel futuro di Nissan”, mi ha colpito molto e anche il pubblico mi è parso entusiasta. Il concept Ariya è la prima rappresentazione visiva, il primo assaggio delle tecnologie che Nissan sarà in grado di offrire. Sono molto felice e orgoglioso, credo che abbiamo colpito nel segno in termini di stile e design.
D: Immagini che il concept Ariya sia un’auto prodotta in serie. Se fosse al volante, quale sarebbe la sua prima tappa?
Arroba: Sono cresciuto al Sud della California, perciò mi piacerebbe molto guidarla sulla Pacific Coast Highway, partendo da Santa Barbara e attraversando il Big Sur, Carmel e Monterey. Sfrecciare lungo la West Coast con l’Oceano Pacifico di lato sarebbe surreale. Per una vacanza più lunga, farei un tour della Spagna e del Portogallo, ma anche la costa occidentale della Scozia e l’isola di Skye sono in cima alla mia lista dei desideri.
D: Quante persone hanno contribuito alla realizzazione del concept Ariya?
Arroba: Il progetto ha coinvolto più reparti, tra cui Design, Engineering, Product Planning e Marketing, che hanno lavorato a stretto contatto mantenendo una visione condivisa per il futuro dell’azienda. A questi team, si aggiungono gli innumerevoli artigiani che hanno costruito e programmato il concept, trasformando una semplice idea in una realtà concreta. Penso che nessuno sappia quanti designer o quante competenze diverse ci vogliano per progettare un’auto. Le complessità sono tante, perché non si tratta di un prodotto statico, ma di qualcosa destinato a diventare parte integrante nella vita delle persone. Dobbiamo assicurarci di infondere al veicolo una personalità che ne rifletta la funzione, offrendo un’esperienza complessiva capace di durare nel tempo.
D: Le interessava già da giovane la progettazione automobilistica?
Arroba: In realtà da piccolo volevo diventare architetto e ancora adesso sono appassionato di architettura. Non a caso si dice che “lo spazio è il respiro dell’arte”. Anche il cinema e l’animazione erano forme d’arte su cui fantasticavo e in effetti lo faccio tuttora. Sono ambiti che influenzano organicamente il mio processo di progettazione.
D: Di recente abbiamo visto case automobilistiche sviluppare concept appositamente per il cinema. C’è un film per cui le piacerebbe progettare un’auto?
Arroba: Mi piacerebbe tantissimo progettare un’auto per James Bond o una vettura da inserire in un contesto alla Blade Runner.
D: C’è una caratteristica che porta la sua firma inconfondibile nei veicoli a cui ha collaborato?
Arroba: Io amo l’equilibrio. È un aspetto cruciale quando sviluppo l’identità di un modello in base alle esigenze specifiche del cliente. Mi riferisco all’equilibrio tra un gesto deciso e la fluidità di una superficie che scolpisce gli esterni con naturalezza e che nell’abitacolo avvolge il conducente e i passeggeri. È questo il mio obiettivo e spero che si veda, nei concept Infiniti Essence e IMs, nella vettura di serie Maxima e naturalmente nel concept Ariya.
D: Nelle prime fasi di progettazione usa solo una penna e un foglio di carta. In che modo coniuga l’approccio analogico e le tecnologie all’avanguardia, come la realtà virtuale che utilizza per discutere con i designer che si trovano in diversi paesi nel mondo?
Arroba: Quando immagino e visualizzo nuove idee o concetti, per me un blocco e una penna sono sempre il metodo più semplice per annotare e comunicare nuove idee. Il disegno, che sia su carta o digitale, è il linguaggio che utilizziamo per abbozzare le idee in fase iniziale. Dopo esserci accordati in una certa direzione, scolpiamo un modellino in argilla o creiamo un modello digitale, oppure entrambi. Poi possiamo usare i modelli per confermare le nostre idee tramite la realtà virtuale, creando un modello in scala reale. La realtà virtuale è un aspetto chiave del processo, perché ci permette di confermare in breve tempo una realtà che ancora non esiste.
D: Quali sono gli altri strumenti essenziali ai fini del processo?
Arroba: Prima di tutto occorre avere la mente aperta e non smettere mai di fantasticare ed esplorare. Oltre al disegno e alla realtà virtuale, i modellini in argilla ci consentono di ottenere diversi gradi di definizione in termini di forma e linee. Apprezzo molto questo livello di esplorazione, tanto nella dimensione digitale quanto con l’argilla. Le animazioni o i filmati realizzati con i dati di progettazione ci aiutano a inquadrare e comunicare l’esperienza che intendiamo offrire.
D: Qual è la sfida più grande per un artista che cerca di rompere gli schemi nella progettazione automobilistica?
Arroba: Credo che la parte più complicata sia separare il disegno dal “reale” oggetto fisico che si andrà a creare. I designer tendono a sviluppare un forte attaccamento rispetto agli schizzi o ai render, spesso se ne innamorano ed è difficile per loro tradurli in realtà. Il disegno è solo un mezzo per trasformare le nostre romantiche equazioni matematiche da sogno a realtà. Disegnare fa parte del nostro linguaggio, ma non è l’unica parola del nostro vocabolario.
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