Soddisfazione di Legambiente per il via libera finale dell’Europarlamento
alla direttiva che consentirà ai paesi membri dell’Ue di limitare o proibire la coltivazione di Ogm sul territorio nazionale anche se questi sono autorizzati a livello europeo.
“E’ un importante passo avanti rispetto alla situazione attuale e alla pozione del Consiglio adottata lo scorso giugno - dichiara il presidente di
Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – Intanto, però, per salvaguardare l’agricoltura italiana va subito prorogato il decreto di divieto di coltivazione degli ogm attualmente in vigore nel nostro paese e appena la nuova direttiva entrerà in vigore bisognerà attivare subito la procedura di recepimento nazionale”.
L’entrata in vigore della nuova direttiva è prevista per marzo-aprile 2015. Con la sua applicazione, il divieto di coltivazione di ogm autorizzati può avvenire
per ragioni socioeconomiche, di uso dei suoli, di pianificazione territoriale, di contaminazione transgenica di altre coltivazioni, di politica agricola e di politica ambientale. In quest’ultimo caso, purtroppo, solo per valutazioni “distinte e complementari” rispetto alla valutazione di rischio ambientale che compete esclusivamente all’EFSA. Si tratta della conseguenza del non aver modificato la base giuridica della direttiva passando - come chiedeva il Parlamento - dall’attuale articolo 114 (mercato interno) al 192 (ambiente) del Trattato.
Tuttavia, si introduce
la clausola di revisione - entro due anni dall’entrata in vigore della nuova direttiva - della procedura di valutazione del rischio ambientale, in modo da colmare le sue attuali lacune dell’attuale sistema di autorizzazione comunitaria degli ogm.
“Contrariamente a quanto previsto inizialmente dal Consiglio -
aggiunge Cogliati Dezza - con la nuova direttiva il paese che deciderà di vietare la coltivazione transgenica potrà farlo sempre, anche in caso di opposizione dell’impresa biotech. Inoltre, il divieto di coltivazione è possibile anche per un ogm autorizzato e in qualsiasi momento del periodo di autorizzazione, mentre nella posizione iniziale del Consiglio il divieto era possibile solo nei primi due anni di autorizzazione”.
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