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Bioland Südtirol: tendenze, strategie di mercato e nuovo marchio biologico nazionale per il settore BIO

Pubblicato il: 19/03/2025
Autore: Redazione GreenCity
Bioland Südtirol: "Per avere un vantaggio competitivo, una maggiore tenuta sul mercato ed essere competitivi nel medio/lungo periodo, sono necessarie misure di investimento strutturale, non solo collegate alle attuali misure a superficie".

In occasione della manifestazione “Fa’ la cosa giusta”, svoltasi a Milano, Bioland ha presentato un’analisi del mercato BIO in Italia, utile per comprendere dinamiche e per fare il punto della situazione sul settore. Nel mercato BIO, infatti, si è configurata una dinamica bipolare. Da una parte tutte le politiche e le strategie messe in atto per raggiungere gli obiettivi nazionali (fino al 2027), che sono indubbiamente funzionali soprattutto a causa l’aumento delle superfici. Ci riferiamo a dinamiche come la definizione degli obiettivi del Piano d’azione, come i finanziamenti messi a disposizione nei bandi dei distretti e delle filiere, o come le ingenti risorse del nuovo Piano Strategico della PAC che, con la misura SRA29 (pagamento per adottare e mantenere pratiche e metodi di agricoltura biologica) ha stanziato una considerevole somma di oltre 2 miliardi di euro per il settore, pari a circa il 13% delle risorse totali dello sviluppo rurale.

Dall’altra parte però si sta esacerbando la distanza tra le misure messe in atto e i desideri dei produttori, che hanno sempre più la necessità di adottare modelli di integrazione e accompagnamento, che garantiscano remunerazioni adeguate e costanti nel tempo.

Di fatto, tutti questi orientamenti sembrano andare in direzione opposta e contraria rispetto all’obiettivo della promozione e del sostegno dell’intero settore, disorientando e disilludendo anche gli operatori che da tempo si sono rivolti a questo sistema di certificazione.

Ritengo che uno dei temi su cui occorra lavorare ancora in modo più capillare e decisivo sia quello della tenuta del comparto, soprattutto in termini di fiducia, per evitare la ormai costante fuoriuscita dalla logica di certificazione da parte degli operatori e poi anche per mantenere delle condizioni di concorrenza equa rispetto agli altri Stati Membri, dove il sistema non è così rigido e repressivo”. ha spiegato Silvia Piconcelli, Responsabile territorio, agricoltura biologica e risorse boschive presso Confagricoltura.

“In questo ambito, dobbiamo ribadire che il sistema di certificazione del settore biologico in Italia è già tra i più virtuosi, per qualità dei controlli e scarsa numerosità delle irregolarità. Questo tema è strettamente correlato a quello di fare gruppo con tutti gli operatori e le istituzioni, che diventa sempre più necessario per sottolineare la conformità delle produzioni agricole nazionali alla normativa e garantire con voce univoca la qualità e la salubrità dei prodotti biologici” – continua Silvia Piconcelli.

In questa direzione va sicuramente la proposta di realizzazione di un marchio biologico nazionale che contraddistingua i prodotti che siano ottenuti con metodo biologico e, allo stesso tempo, realizzati con materie prime coltivate o allevate in Italia, così come previsto nel Piano di Azione per il biologico e nella Legge nazionale (legge 23 del 9 marzo 2022). Tale marchio (si è appena concluso il concorso di idee per il nuovo logo bandito dal Ministero), che sarà richiedibile su base volontaria, sarà gestito con decreto ministeriale apposito, dove saranno stabilite condizioni e modalità di attribuzione.

Sarà, quindi, apposto sui prodotti, in aggiunta a quello europeo, e servirà per contraddistinguere i prodotti ottenuti con metodo biologico ma realizzati anche con materie prime coltivate o allevate in Italia, per valorizzare la produzione biologica nazionale e aumentare la consapevolezza dei consumatori sulla competitività dei prodotti biologici italiani.

Al discorso sulla necessità di creare un “senso di appartenenza al sistema di certificazione BIO” è anche collegato il tema della promozione e quello di una comunicazione verso i consumatori, perché quello dei consumi - e quindi delle aspettative di mercato - rappresenta ancora il punto debole, anche stando ai dati che evidenziano un aumento in valore, trainato soprattutto dalla spinta inflattiva.

Per avere un vantaggio competitivo, una maggiore tenuta sul mercato ed essere competitivi nel medio/lungo periodo, sono necessarie misure di investimento strutturale, non solo collegate alle attuali misure a superficie.

La previsione di una politica di mercato “dedicata” permetterebbe anche un maggiore supporto alla commercializzazione nei mercati esteri e, in prospettiva, consentirebbe la creazione di piattaforme logistiche dedicate al comparto.

In quest’ambito ben venga la bozza di decreto sulle OP BIO e sulle rispettive associazioni di OP valutando però anche l’opportunità di un riconoscimento di OP multiprodotto, per riuscire a valorizzare anche filiere trasversali e panieri di prodotti diversi, perché è proprio tramite le aggregazioni di produttori che si potranno creare filiere più eque e remunerative, anche nell’ottica di ridurre i costi attraverso economie di scala e processi innovativi che siano in grado di sopperire all’instabilità climatica e dell’approvvigionamento energetico” - conclude Silvia Piconcelli, Responsabile territorio, agricoltura biologica e risorse boschive presso Confagricoltura.

Infine, interessante evidenziare come - sulla base sui dati più recenti - ci sia un costante aumento delle superfici a pascolo in controtendenza con le superfici a pascolo convenzionali.

Questo significa che il biologico rappresenta l’avanguardia della tenuta economica e sociale delle aree interne, luoghi d’elezione dove innescare processi di maggiore caratterizzazione e valorizzazione del ruolo ambientale e delle sue ricadute sulla collettività, agendo su queste attraverso marche d’area o certificazioni di origine locale (come, ad esempio, il biologico di montagna).



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Categorie: Green Life

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