Dalla birra con pane avanzato ai mobili di fichi d’india, dai cuscini ortopedici con i noccioli di ciliegie alla vernice da uova e latte fino agli agrigioielli,
sale a 88 miliardi il valore dell’economia circolare in Italia grazie alla crescita delle attività green.
E’ quanto emerge da una analisi
Coldiretti su dati Ambiente Italia diffusa a Cernobbio in occasione dell’apertura del
“Salone dell’Economia Circolare” dove sono state mostrate le esperienze imprenditoriali più innovative legate al Green New Deal della manovra economica del Governo con gli interventi salva clima.
Gli esempi di economia circolare sono tanti, come per esempio l’originale idea di Federica che crea
dai kiwi scartati dal mercato perché troppo piccoli
un pregiato aceto dalle proprietà benefiche in grado di avere un effetto antinfiammatorio generale sull’organismo. Federica nella sua azienda nel Lazio lo realizza in completamente in modo “sostenibile”, abbracciando l’intero ciclo di produzione, dall’utilizzo della materia prima scartata alla scelta di tecnologie innovative per sfruttare tutti i sottoprodotti. Quando è il caso di dirlo della cipolla si salva anche la buccia. Francesca infatti in collaborazione con l’
Università di Salerno e con la facoltà di Farmacia, riesce addirittura ad estrarre dalla buccia delle cipolle magnifici colori naturali sfruttando quello che per lui sarebbe uno scarto aziendale per tingere maglioni cappelli e sciarpe. Ma nel suo agriturismo è tutto sostenibile ed improntato all’economia circolare, a partire dagli arredi realizzati con
carta e cartone riciclato dei comuni Campani e da oggetti di legno dismessi.
Ancora
nel Lazio ed in particolare nelle zone del cratere del terremoto
Claudio ed Emanuela realizzano una squisita birra con lo scarto del pane che dona alla bevanda tutto il suo sapore e i suoi sentori.
Due sorelle invece – continua la Coldiretti – Rosa e Paola
hanno deciso di trasformare la lana da rifiuto speciale in bambole e bomboniere contadine. Le bambole sono completamente realizzate a mano, con la lana cardata delle loro pecore, colorata con i pigmenti estratti dalle piante tintoree del loro territorio. Ma dalla loro lana nascono anche sciarpe e cappelli, indumenti per bambini e oggetti vari, alcuni dei quali, come il manto delle pecorelle, vengono lavorati con gli utensili di un tempo.
In
Calabria – continua la Coldiretti – Pasly, ha creato una storia nuova, è la storia degli scarti che diventano celebrità. E’ così che da
un nocciolo d’oliva di questa azienda agricola, nasce un bracciale e altri meravigliosi agrigioielli realizzati da una pigna, con un rametto secco del bosco, con la cera delle api, cortecce, frutta, foglie o addirittura con il rame scartato dalle lavorazioni artigianali del luogo. Pasly è una designer, formata dalla stilista Marta Marzotto che dopo aver studiato all’istituto d’Arte è arrivata al Politecnico di Torino, per l’ingegneria del gioiello, e alla lavorazione 3 D per grandi marchi ma è stata fortemente richiamata dal suo Aspromonte ed ora è qui che vuole fare i gioielli.
O ancora chi come Donato nella sua fattoria dà alla lana di scarto una seconda vita e da rifiuto speciale da smaltire a pagamento diventa materiale necessario per la montatura di caratteristici occhiali contadini. Un’idea che vale il rilancio della lana autoctona, dalla pecora Gentile di Puglia è una nuova strada per l’allevatore che sbarca nel mondo dell’alta moda. I colori sono quelli naturali del vello delle pecore.
Matteo Bacci in Toscana ha saputo trasformare un rifiuto aziendale da smaltire a caro prezzo in opportunità. In collaborazione con il grande tenore
Andrea Bocelli che produce vino e ha scarti di vinacce ad alto contenuto di Resveratrolo da “ripensare” e forte di un passato di famiglia di farmacisti, Matteo ha messo a disposizione un’acqua aromatica per creare la prima linea di cosmetica anti età a chilometro zero.
Nelle
Marche olive, vinacce, peperoni e carciofi diventano da scarti splendidi colori anti-allergici usati da Massimo Baldini imprenditore di Borgo Pace, nel Pesarese, che ha ideato il laboratorio green Oasicolori. Un perfetto esempio di economia circolare che, partendo dai rifiuti vegetali, garantisce la produzione di tinture per dare colorazioni originali e perfettamente ecosostenibili a foulard, stole, maglioni e persino a scarpe. Ma nel laboratorio di Massimo si ricavano anche vernici per l’edilizia fatta con uova e latte scaduti.
Ma c’è anche un vero e proprio agrimobiliere, Marcello che con le pale di fico d’india, frutto che più caratterizza il selvaggio e caldo paesaggio pugliese crea la prima linea di mobili e complementi d’arredo interamente rivestiti dalla fibra di questo particolare frutto che altrimenti sarebbe destinato allo smaltimento. Michele nella sua azienda lucana invece usa gli scarti che gli altri butterebbero via per realizzare un vero e proprio cuscino della salute. Al suo interno infatti c’è dai noccioli delle ciliegie, alla pula del grano fino ad una miscela di semi non destinati all’alimentazione che hanno il potere di assorbire calore o freddo e di rilasciarlo lentamente per aiutare a decontratturante i muscoli o abbassare la febbre, o ancora a riscaldare il letto, o assorbire i traumi. E in arrivo c’è anche il cuscino della salute pet, per donare calore all’amico a quattro zampe.
Marina e Sara invece realizzano cosmetici contadini da ciò che resta dalla pigiatura della vendemmia della splendida campagna campana. Le vinacce, soprattutto delle uve rosse, sono tra gli elementi in natura che contengono più polifenoli in assoluto: Le due sorelle – afferma Coldiretti – hanno scelto di usare quelle delle uve autoctone facendo nascere ottime e naturali creme mani e unghie, fluidi corpo, creme viso e sieri anti-age.
Annamaria ad Eboli, seguendo le tracce di una passione, consolidata da 5 generazioni nell’azienda di famiglia riscopre la coltivazione dei fiori in una chiave moderna, quella dei fiori commestibili per squisiti e colorati piatti d’autore ma quelli che non finiscono nel piatto perché scartati sono usati per dare vita ad inebrianti profumi per donna e fragranze per ambienti interamente realizzati con il prodotto in eccedenza che altrimenti sarebbe destinato alla spazzatura.
Antonella Marrone invece
produce e trasforma il luppolo in mille modi fino a ricavarne dal suo scarto squisite tisane antistress. Se la maggior parte del luppolo viene essiccato, trasformato in pellet oppure in coni sottovuoto destinati al mercato artigianale della birra, il resto della spezia così versatile viene lavorato o trasformato infarina per preparazioni dolci e salate (salame al luppolo, crema spalmabile di birra, biscotti e salatini al luppolo). Ma anche lo scarto della farina ha una sua “seconda vita”. La parte più grossolana viene, infatti, imbustata per fare tisane utili contro lo stress, il mal di testa e per favorire la digestione.
E ancora – continua la Coldiretti – c’è chi
in Sardegna costruisce vere e proprie case di paglia. Luisa Cabiddu – spiega la Coldiretti – infatti attraverso il riuso dei materiali reperibili in azienda, come per esempio lo scarto del grano Senatore Capelli, unito ad argilla e legno realizza bellissime costruzioni in agro-edilizia, economiche e a basso impatto ambientale. I materiali sono tutti naturali e vengono prodotti in azienda, il processo di costruzione è basato sul risparmio energetico e su processi che tutelano l’ambiente, con tecniche ecosostenibili. E per finire Rosa Tengattini, invece non spreca nulla, a Bergamo realizza interamente a mano borse artigianali intrecciando le foglie che recupera dalle pannocchie del mais, grazie alla collaborazione con gli agricoltori Coldiretti della zona, Rosa recupera la quantità di prodotto necessaria per realizzare borse di differenti forme e misure che poi distribuisce alle persone interessate, a fronte di un’offerta libera. Il ricavato viene totalmente devoluto a iniziative benefiche.
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