Commentando i dati diffusi dall’ultimo
Global Carbon Project, che indicano che
le emissioni globali di CO2 derivanti dai combustibili fossili torneranno a salire nel 2017 di circa il 2 per cento, dopo tre anni di crescita zero,
Luca Iacoboni, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia, dichiara: «Questi dati sono una spinta ad agire ora. Garantire che le emissioni inizino a ridursi è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dagli Accordi di Parigi. Questa settimana la COP23 entra nel vivo, con l’arrivo a Bonn dei capi di Stato: è tempo che i Paesi aumentino le proprie ambizioni, riducano l’uso dei combustibili fossili e incrementino le fonti di energia rinnovabile».
Le principali ragioni dell’aumento di CO2 sono
il rallentamento della riduzione delle emissioni in Ue e Stati Uniti e il contestuale aumento di consumo di carbone in Cina, dopo tre anni di decremento.
«L’Unione europea, e l’Italia come Stato membro dell’Ue, devono fare di più, e il primo banco di prova sarà il pacchetto di misure denominato “Clean energy for all Europeans”, che è al momento in discussione a Bruxelles»,
continua Iacoboni. «Sarà un momento decisivo per capire se l’Ue vuole fare sul serio sui cambiamenti climatici o se continuerà a dare soldi pubblici a produzioni inquinanti, come le centrali alimentate a carbone e gas», conclude.
Tra le note positive, si stima che
l’incremento di emissioni in Cina dovrebbe essere temporaneo, anche considerando le nuove politiche sulla qualità dell’aria (e la riduzione degli incentivi al carbone), e la crescita vertiginosa del settore delle rinnovabili. Inoltre le emissioni dell'India dovrebbero far registrare il più piccolo incremento annuo a partire dalla fine del secolo.
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